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Manufatti del passato

Nella tradizione mitologica greca e romana è nota l'identificazione di Efesto, il fabbro divino, il dio del fuoco e della metallurgia con Vulcano, quest'ultimo più specificamente legato al fuoco, a quello dei vulcani, appunto.

Ed è anche noto che sovente gli abitanti di alcuni luoghi abbiano sviluppato più che in altri determinate abilità,
tecniche e mestieri specialissimi che la geografia propria del territorio ha favorito e sviluppato attraverso la disponibilità delle materie prime.

Certo, potrà apparire sicuramente esagerato, o una trovata pubblicitaria e di marketing, far risalire l'arte della forgiatura dei metalli di
Santu Lussurgiu a Efesto e Vulcano; ma un dato è incontrovertibile: il paese è sorto e si è sviluppato nei secoli lungo, sopra, sotto, a fianco, intorno, a imponenti colate laviche in un territorio - il massiccio vulcanico del Montiferru, appunto - dove il ferro e il fuoco, ma anche il legno e il pellame derivanti rispettivamente dall'abbondante vegetazione ad alto fusto e dalle attività zootecniche, sono e sempre sono stati gli elementi caratterizzanti, non solo dal punto di vista geomorfologico, ma anche da quello antropico ed etnografico.

E se è vero, come è vero che nulla si crea, ma tutto si trasforma, l'ipotesi sovr'accennata appare forse meno peregrina, soprattutto se, più che la storia locale, si opera attraverso l'archeologia industriale e si osservano attentamente alcuni
manufatti del passato e li si rapporta alle produzioni attuali dell'artigianato. Ebbene, non si può non rilevare questa continuità inusuale, il filo ideale che ieri come oggi, nonostante la concorrenza dei manufatti dell'industria, consente al paese di Santu Lussurgiu di mantenere alcuni mestieri altrove scomparsi, tra i quali primeggiano nel panorama isolano le lavorazioni del legno, cuoio e ferro.

I fratelli Antonio e Giovanni Salaris,
mastros de ferru di Santu Lussurgiu, intendono codificare in queste pagine le conoscenze generali e specifiche di questa arte antica ed hanno recuperato dall'oblìo notizie, fonti documentali e manufatti che col tempo potranno tracciare e fornire un quadro d'unione quanto più possibile ampio e particolareggiato dell'arte metallurgica lussurgese.

Un'iniziativa encomiabile che colma una grande lacuna e che consentirà nel tempo di riportare in superficie un
sapere antico, alchimistico potremmo dire e manufatti pregiatissimi, che a distanza di secoli mettono in piena evidenza le capacità creative, il grande gusto estetico, le abilità manuali e la perfetta funzionalità delle produzioni dell'artigianato di Santu Lussurgiu.

E chi meglio dei
Fratelli Salaris può trattare una tale materia? (u.g.)





Il macinino Corrias - anno 1871
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